Note critiche

Quel che maggiormente coinvolge, nella visione delle opere di Teresa Santinelli, è la cifra stilistica particolare che rende unica l’artista, la connota come pittrice notevolmente interessante, nel panorama internazionale dell’arte.
Splendida l’evocazione storica, attraverso la rappresentazione di antiche donne-menestrelli, di manieri incantati; in queste rappresentazioni, l’oro, usato dall’artista, fa da padrone sulla scena, funzionale com’ è a narrare con la poesia del tempo perduto, fulgide storie di castelli e castellane di un tempo passato ma vivo, come una fiaba, nella memoria dell’artista.
Angeli evanescenti si mostrano ai nostri occhi nel loro dinamico fluire di corpi eterei, attraverso la sapiente tecnica dell’artista…
L’oro ritorna, in altre opere di Santinelli, simbolo alchemico di rigenerazione, si fonde con il blu del mare in uno straordinario cocktail di colori caldi e freddi che condividono la loro storia.
Spiriti della notte, spiriti archetipi della nostra arcaica storia si fanno spazio sulle tele, si impongono evanescenti e profonde, vibranti ed accattivanti.
Anche il blu ritorna, sulle tele di Santinelli, prepotente, sulla tela a ricordare il carattere mediterraneo della pitto-poesia dell’artista, un blu cobalto delle profondità mediterranee ricche di miti e leggende e un blu cobalto dei mari delle isole Barbados infidi ma sempre ricchi di fascino che nascondono pericolose insidie e misteriose bellezze-.
I fondali rappresentati dalla pittrice con eleganza ed accurata pazienza che i francesi definirebbero “Suberbes!”, ci mostrano una pittrice profondamente sicura nella sua mission pittorica, nel conseguire ottimi risultati in termini di performances artistiche e ci offrono sicuramente il volto di una pittrice sicura, con le sue carte in regola, di potere raggiungere le vette più brillanti dell’arte, nel futuro prossimo, con notevole successo di pubblico e di critica. 

Gennaro Galdi, laurea in Economia, a Napoli, fotografo d’arte. Critico d’arte, è vicepresidente dell’Accademia Euromediterranea delle Arti a.c.

(....) Visi, corpi, ombre, immagini appena sottolineate a volte incise e ieratiche, altre:
ma molto spesso corpi in torsione, colti nell'attimo più espressivo del loro essere e del loro divenire.
E la ricerca sull'umano si trasforma in macchie, pennellate e spatolate ampie,
vaste e sicure, sui corpi femminili, di cui intuisci movimenti, ma anche insicurezza e mistero.
Come mistero leggi anche negli occhi delle "nuove madonne", mamme con bambino, e non solo:
anche tristezza, timidezza, grandi silenzi. Si, i grandi silenzi, frutto di un intensa ricerca coloristica e formale,
come alla ricerca di una parola, di un significato. Un desiderio intenso di trasmettere, di raccontare,
di se stessa agli altri che la stanno a sentire con umiltà e attenzione.

Dott. Arch. Paolo Torresan Critico d'Arte

Tutto si muove, con un grande slancio, la tela vibra concitata da mille emozioni convogliate in un’unica superficie fatta di materie, spatolate, pennellate e graffi.
Eppure nulla si sposta, neppure il soffio di una brezza leggera di primavera sembra scuotere il dipinto.
Movimento nella stasi.
L’opera di Teresa Santinelli nasce dalla grande forza di una pittrice che osa, sperimenta, segna con ardore impastando i pennelli nei colori ad olio, aggiungendo sabbia, terra, ritagli di giornale, frammenti di lettere e altro ancora...
L’intelligenza dell’agire arriva al fruitore chiara e nitida, anche attraverso un’oggettività di per sé assolutamente immobile.
L’apparire e l’essere convogliano in un unico manufatto.
Mentre ci si perde a rimirare le sedute vuote, le stanze senza nome, i tavolini appena accennati, si scorge una profondità d’insieme fatta di soggetto e significato.
L’artista conosce ciò che vuole dipingere, ma ignora il mezzo attraverso il quale arriverà il risultato, perché il processo creativo fa scoprire alla sua mano l’emozione del fare, dell’aggiungere, del moltiplicare. Da un semplice interno, apparentemente banale, ecco che muovono le emozioni più profonde.
Teresa conosce se stessa e con l’arte riesce a rappresentare anche gli altri.
Non il singolo individuo, ma l’umanità intera in cui ognuno può ritrovarsi, scoprendo un sentire comune, debolezze, slanci e fragilità collettive. Riuniti nel viaggio della vita, ciascuno nella sua totale unicità, ciascuno nella sua incredibile somiglianza all’altro.
La vita è attesa e ricordi…scrivevano.
L’incredibile verità di questa affermazione sottende all’opera di Teresa che ferma il tempo e lo spazio, li rende passato, presente e futuro. Abile nel fare, fine nel ragionamento, quest’artista dimostra una raffinata sensibilità che traduce in una cifra stilistica unica.
Non sempre il soggetto è necessario. Le vele di una barca al mare, le sedute di vario tipo, dalla poltrona, alla sedia, al divano, sono solo pretesti per rafforzare la vera protagonista dell’opera: la materia pittorica. Teresa sa, conosce i grandi della storia dell’arte, si emoziona con Tintoretto, sicuramente ama l’ultimo Tiziano, il grande maestro che ha chiuso la sua produzione dipingendo con le dita, ha visto Rothko, Burri… tutti grandi che hanno impresso nella sua mente immagini indelebili, stimoli, suggerimenti. Teresa ha un bagaglio importante che coltiva e accresce, ma è capace di creare da sola. Come tutti gli artisti di mestiere ha sviluppato un linguaggio suo, indipendente e originale.
La sua bravura cresce con lei, più fa, meglio fa, proprio come i “grandi”, la mano allenata ci sta riservando sorprese immense che donano a tutti un po’ di meraviglia in più.

Aprile 2020

Laura Orlandi